Blog / Manuale e-commerce / Normativa e-commerce: aspetti legali da gestire | Printful
Questo articolo non costituisce una consulenza legale professionale. Consigliamo di consultare uno specialista per scoprire i tuoi obblighi specifici. Inoltre, le normative presenti in questo post sono le più attuali e aggiornate al momento della pubblicazione.
L’idea di aprire un e-commerce è di per sé entusiasmate e divertente: ti permette di dare libero sfogo alla tua creatività, di costruire un negozio come preferisci e vendere prodotti che ti piacciono; ti dà la possibilità di metterti in proprio o, se non vuoi abbandonare completamente la tua occupazione principale, può essere un buon modo per guadagnare qualche soldino in più.
I lati positivi sono tanti, ma anche le responsabilità che comporta. Per vendere online dovrai innanzitutto rispettare degli obblighi fiscali dai quali non potrai scampare (l'apertura della partita iva e l'iscrizione al Registro delle Imprese), ma anche prettamente legali.
Quando un cliente acquista un prodotto o un servizio su un sito online si stipula un vero e proprio contratto tra il consumatore e il venditore, pertanto entrambe le parti devono rispettare delle regole ben precise che rientrano in quella che si chiama normativa e-commerce.
Si tratta di un insieme di direttive che regolano i processi di compravendita di tutte le attività commerciali che avvengono su Internet alla quali devono uniformarsi anche quelle di dropshipping e print on demand.
Possiamo suddividere gli aspetti legali in due macroaree: la parte prettamente legale e contrattualistica (legata al codice del consumo) insieme alla regolamentazione della proprietà intellettuale; e un’altra che racchiude tutte le questioni legate alla privacy e al GDPR (General Data Protection Regulation dell’Unione europea) che regola il trattamento dei dati personali.
Come vedi, le disposizioni da tenere in conto sono tante e prima inizi a lavoraci su, meglio è. Quindi, cominciamo!
Partiamo da uno dei primi step che compieresti per aprire il tuo negozio online: la scelta del nome. Ecco, già in questa fase c’è qualche accortezza da seguire e qualche suggerimento molto utile da conoscere prima di registrare il marchio presso la Camera di Commercio.
La ricerca del nome deve iniziare molto prima in quanto devi verificarne la disponibilità, devi controllare se quel nome è già in uso. Puoi farlo personalmente o rivolgendoti a uno studio legale. Per vedere se un nome è stato già registrato puoi esaminare personalmente le banche dati pubbliche dell’Ufficio Brevetti e Marchi.
Inoltre, puoi utilizzare anche i motori di ricerca per vedere se quel nome è già stato abbinato a un sito e verificare, tramite i registri dei nomi di dominio, se il dominio è disponibile.
Fonte: UIBM
Il prezzo ovviamente cambia a seconda della studio legale e della regione, ma soprattutto in base alla quantità dei risultati che vengono fuori. Un preventivo per esaminare 2 o 3 mila risultati sarà diverso da uno per esaminarne 23 mila.
In realtà, le banche dati sono pubbliche quindi puoi svolgere la ricerca autonomamente e gratuitamente. Basta andare sul sito ufficiale dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi e accedere alla banca dati dove troverai una sorta di motore di ricerca interno in cui puoi inserire il nome e controllare i risultati.
Il problema è che se compi la ricerca autonomamente sarai in grado di vedere solo i marchi identici, mentre uno studio legale riesce a individuare anche quelli simili, in quanto anche quelli possono costituire un problema.
Andiamo adesso nel clou degli obbighi e degli adempimenti legali di un e-commerce, i termini e le condizioni di vendita, che non devono mai mancare insieme all’Informativa sulla privacy.
In molti ci chiedono se ci sono dei documenti standard che si possono utilizzare, ma purtroppo la risposta è no. Anzi, fare copia e incolla delle condizioni generali di un altro sito è pericolosissimo. Anche se si tratta di una sezione che sembra abbandonata e non si sa mai bene a cosa serve, in realtà rappresenta un vero e proprio contratto che regola il rapporto tra la società che vende beni o servizi e il consumatore.
Inoltre, devi tenere presente che nell’ordinamento italiano, i consumatori sono ritenuti la parte svantaggiata proprio perché non possono negoziare un contratto con un e-commerce, quindi sono molto tutelati. Per questo motivo, chi gestisce un'attività di commercio elettronico non può imporre quello che vuole, ma deve rientrare in una normativa stabilita e riportare alcune informazioni di carattere obbligatorio.
Fonte: Printful
Nonostante si tratti di una regolamentazione ben precisa, le condizioni generali di vendita non si possono copiare, né da modelli preimpostati disponibili in rete, né da siti famosi perché “sicuramente saranno fatte bene”. Questo perché devi personalizzarle secondo la tua strategia di vendita e in base al tuo prodotto o servizio, altrimenti in caso di controversie, potresti non avere il modo di difenderti.
Immaginiamo che un cliente voglia restituire un articolo dopo quasi un mese dall'acquisto e tu hai copiato i termini e le condizioni di vendita di Zalando. Be’, Zalando offre 100 giorni per effettuare un reso e non i 14 previsti dalla legge, per cui anche tu dovrai concederne 100 ai tuoi clienti se vogliono restituire un prodotto.
Se vuoi aggiungere delle clausole a tuo favore, una penale o limiti i diritti del consumatore dovrai farle approvare espressamente. Questo vuol dire che dovrai aggiungere dei checkbox supplementari (come quelle che vedremo più avanti per la privacy) e farle validare perché per il consumatore sono particolarmente svantaggiose, altrimenti non potrai azionarle.
La seconda regola è non abbandonare tutto ciò che hai fatto redigere in un primo momento in quanto i business evolvono. Magari inizi con un solo prodotto o una sola categoria, quindi strutturi le condizioni generali intorno a quel prodotto. Se, successivamente, aggiungi dei servizi o altri articoli e non aggiorni le condizioni generali, ti ritroverai con un sito che va avanti e la parte legale che resta indietro, quando invece sono due aspetti che devono andare di pari passo.
Se il business si evolve e qualcosa cambia, deve essere modificata anche la documentazione contrattuale da prevedere sul sito. Questo vale anche per le questioni legate alla privacy. Se hai una newsletter e vuoi aggiungere una nuova interazione con gli utenti, ogni volta che richiedi nuovi dati, devi aggiornare l’Informativa sulla Privacy, non puoi riciclare quella “vecchia”.
Andiamo per gradi. Dopo aver registrato marchio e dominio all’UIBM ed esserti occupato dei termini e delle condizioni, potresti mettere su una landing page per avvisare che il tuo sito sta per andare online e invitare i tuoi futuri clienti a registrarsi in modo da poterli avvisare quando sarà tutto pronto. È una tecnica che puoi utilizzare anche per capire se c'è interesse rispetto all'iniziativa.
Questo però inizia a introdurre un tema molto delicato a cui devi prestare estrema attenzione, la raccolta dei dati. Tecnicamente è molto facile: scegli un software di mail marketing, crei un modulo e il software raccoglie le email. Ma legalmente invece che cosa comporta?
Innanzitutto devi decidere cosa fare con quei dati. Vuoi soltanto avvisare gli utenti dell’arrivo del sito Web oppure vuoi iniziare a costruire un database per fare marketing? In entrambi i casi, dovrai strutturare i consensi di conseguenza.
Il famoso GDPR (il regolamento UE n. 2016/679 sulla protezione dei dati) ha portato quella che in realtà per noi in Italia non era una vera novità, ovvero la necessità di avere i checkbox liberi per la raccolta del consenso (le caselle da spuntare) sotto qualsiasi form per poter mandare comunicazioni commerciali agli utenti, e l’Informativa sulla Privacy.
Quindi, dovrai prevedere quali sono i checkbox che l’utente dovrà validare, per quali finalità, se vuoi cedere i dati ad altri partner e quali sono le attività in cui vuoi coinvolgerlo.
Fonte: adidas
C’è un altro aspetto però da non sottovalutare, ovvero il trattamento dei dati che avviene all’interno dell’azienda o della start up. Ecco perché anche per questa normativa non puoi fare uso di modelli prestampati.
All’interno della tua impresa, devi definire bene i ruoli di chi fa cosa e formalizzarli. Per fare ciò, devi prevedere chi accederà ai dati del database utenti e autorizzare quei soggetti con delle istruzioni ben precise.
Se utilizzi dei fornitori che trattano quei dati a tuo nome, dovrai stipulare un contratto che ne regoli la gestione. In questo caso, bisogna redigere le cosiddette nomine, cioè dei documenti che contengono delle istruzioni per i tuoi fornitori e assicurano che, se dovesse succedere qualcosa, loro interverranno in tuo supporto anche dal punto di vista della privacy.
Un altro aspetto da tenere in considerazione quando si parla di dati è che queste informazioni “viaggiano”. Ma cosa vuol dire? Pensaci bene: i dati che raccogli dai tuoi utenti saranno presenti nel tuo database, ma poi passeranno anche per i sistemi di pagamento; se hai un software che gestisce gli abbonamenti, anche questo li registrerà così come eventuali provider di email marketing.
Fonte: Unsplash
Ci riagganciamo così a quello che abbiamo detto prima e cioè che dobbiamo assolutamente avere il controllo su dove vanno a finire questi dati e su chi li possiede. Il motivo è molto semplice e lo spieghiamo con un esempio.
Immaginiamo che un utente richieda l’accesso a tutti i dati che abbiamo raccolto su di lui fino a quel momento.
Con il GDPR è arrivato un termine di legge entro cui bisogna rispondere alle richieste fatte dagli utenti (diritti di accesso, rettifica, cancellazione, portabilità ecc.) che è di 30 giorni e non possono assolutamente essere ignorate. Se ignori la sua richiesta, l’utente potrebbe andare dal Garante con tutte le email che ti ha inviato, il quale ti invierà una PEC richiedendo le informazioni che avresti dovuto fornire entro 30 giorni.
La questione può essere risolta velocemente, ma devi assicurarti di poter mostrare correttamente tutti i dati che hai raccolto nel corso della relazione con l’utente davanti alle Autorità, e questo vale anche per eventuali fornitori con cui collabori. Se hai monitorato tutti i canali attraverso i quali “passano” i dati che raccogli, questi problemi possono essere risolti all'origine.
La privacy però non deve sempre essere vista come una scocciatura. Per gli e-commerce, infatti, apre anche delle opportunità. Molto spesso le aziende non lo sanno, ma dal 2013 esiste un provvedimento del Garante che prevede il cosiddetto soft spam.
Il soft spam consente di mandare comunicazioni promozionali all'utente che ha già effettuato un acquisto su prodotti o servizi similari senza richiedere il consenso. Attenzione, è possibile solo con chi ha già acquistato un prodotto o un servizio, non con l'utente che si è semplicemente iscritto.
Quando si pensa alla protezione dei dati, un’altra cosa che viene subito in mente è la normativa dei cookie, uno degli argomenti più caldi in assoluto che sta toccando pesantemente l’industria della pubblicità su Internet e di rimbalzo anche il mondo dell’e-commerce.
La normativa sui cookie deriva da una direttiva europea approvata nel 2002 ed emendata nel 2009 che regola la protezione dei dati personali e il tracciamento dell’utente. Ogni Paese l’ha interpretata in modo diverso, in Italia nel 2014 il Garante della Privacy ha pubblicato un provvedimento sull’Individuazione delle modalità semplificate per l’Informativa e l’acquisizione del consenso per l’uso dei cookie per adeguare la direttiva europea alla legge italiana.
Fonte: Sephora
Questo provvedimento ha portato all’aggiunta obbligatoria del tipico banner che tutti conosciamo, ma le direttive erano ancora abbastanza filo-industry. L'utente infatti non era ancora del tutto tutelato e bastava che continuasse a scrollare un sito per dare come “accettata” la politica sul tracciamento dei dati.
Nel luglio 2021 il Garante è intervenuto nuovamente introducendo ulteriori linee guida e ha reso obbligatorio il banner opt-in con i pulsanti “accetta” e “rifiuta”, i checkbox per personalizzare il consenso e il link all’Informativa stessa. Inoltre, ha diposto che nel caso in cui il sito faccia uso di cookie di profilazione e i dati raccolti vengano inviati a terze parti deve essere comunicato chiaramente all’utente sempre nel banner in questione.
Solo per i cookie tecnici, quelli che servono alla navigazione del sito o a fornire un servizio richiesto dal cliente, non è necessario il consenso.
Sappiamo benissimo che tutto ciò che abbiamo appena descritto può spaventare; gli aspetti legali relativi ad un e-commerce sono numerosi, ma in realtà tutto si risolve con una chiacchierata con un avvocato, il quale farà il check del marchio, si occuperà della documentazione della privacy e delle condizioni generali per poi andare online.
Devi solo avere una buona base delle normative essenziali e successivamente mantenerle aggiornate nel caso in cui qualcosa cambi. Ecco perché il nostro consiglio è di farti aiutare da avvocato e da un commercialista che non solo conoscano la legge ma che siano anche specializzati in vendita online e contratti e-commerce.
Scritto da: Alessandra Leone 12 min di lettura
Scritto da: Mitch Stepanuks 10 min di lettura
Scritto da: Alessandra Leone 13 min di lettura
Da Alessandra Leone il 2 nov 2022
Alessandra Leone
Da sempre amante dei libri e del formato cartaceo, Alessandra ha successivamente sviluppato un forte interesse per il marketing e il mondo digitale. Con un background universitario in lingue, letterature e traduzione, attualmente coltiva la sua passione per la comunicazione e la linguistica dedicandosi alla creazione di contenuti web.
Da sempre amante dei libri e del formato cartaceo, Alessandra ha successivamente sviluppato un forte interesse per il marketing e il mondo digitale. Con un background universitario in lingue, letterature e traduzione, attualmente coltiva la sua passione per la comunicazione e la linguistica dedicandosi alla creazione di contenuti web.
Cerca nel blog
Dettagli
Scritto da: Alessandra Leone
11 min di lettura 2 nov 2022
Scritto da: Alessandra Leone 12 min di lettura
Scritto da: Mitch Stepanuks 10 min di lettura
Scritto da: Alessandra Leone 13 min di lettura
Printful è un servizio di stampa e dropshipping con centri logistici in tutto il mondo. Aiutiamo i nostri clienti a seguire le proprie passioni e a trasformare le idee in marchi e prodotti.
Crea prodotti unici e inizia a guadagnare con i tuoi progetti!
Inizia