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Partita IVA per vendere online: come funziona, quanto costa e consigli utili

Partita IVA per vendere online: come funziona, quanto costa e consigli utili
Alessandra Leone

Scritto da: Alessandra Leone

12 min di lettura

Questo articolo non costituisce una consulenza fiscale professionale. Consigliamo di consultare uno specialista per scoprire i tuoi obblighi specifici. Inoltre, le normative fiscali presenti in questo post sono le più attuali e aggiornate al momento della pubblicazione.

Proviamo a immaginare il percorso che compieresti per iniziare a vendere online partendo da zero: cominci a studiare la tua nicchia di mercato, selezioni i prodotti giusti per il tuo target, crei un business plan, sviluppi il tuo brand e infine scegli la piattaforma per costruire il tuo store. 

Tra le altre cose da impostare sul tuo negozio, dovrai configurare i vari sistemi di pagamento per poter guadagnare ed è a questo punto che arriviamo al cruccio che attanaglia la maggior parte degli aspiranti venditori, cioè la necessità o meno di avere la partita IVA. Ebbene sì, in Italia, chiunque svolga un’attività organizzata e abituale, come appunto la vendita online, deve mettersi in regola con lo Stato e rispettare gli oneri fiscali che la legge impone. Detto in due parole, dovrai aprire la partita IVA e versare i contributi allo Stato.

In questo articolo ti spiegheremo come funziona la partita IVA per vendere online e in particolare con il dropshipping, come aprirla, quanto costa e i vari ragimi fiscali.

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Cos'è la partita IVA?

La partita IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) è stata introdotta in Italia il 1° gennaio 1973 per adeguare il nostro sistema tributario a quello degli altri stati membri della Comunità Europea. Nello specifico, è regolata dal D.P.R. n. 633/1972 che disciplina una serie di detrazioni applicate a beni o prestazioni di servizi, dalla fase di produzione fino a quella di distribuzione, che gravano sul consumatore finale. 

Consiste in un codice di 11 cifre assegnato a lavoratori autonomi, aziende o liberi professionisti che serve a identificare un’attività presso l’Agenzia delle Entrate e consente ai contribuenti di operare nel rispetto della legislazione fiscale italiana.

Differenza tra partita IVA per liberi professionisti e partita IVA per vendere online

La partita IVA per vendere online è diversa da quella per liberi professionisti. Si tratta infatti di due forme giuridiche che differiscono per requisiti e adempimenti. In Italia, abbiamo la partita IVA per:

  • le ditte individuali (ad es. le attività di impresa di artigiani o commercianti);
  • i liberi professionisti (ad es. coloro che svolgono un’attività di lavoro autonomo intellettuale come notai, avvocati ecc.).

La principale differenza tra ditta individuale e libero professionista riguarda l’obbligo di iscrizione al Registro delle Imprese a cui sono tenute solo le ditte individuali. Il libero professionista apre la partita IVA solo in Agenzia delle Entrate e sarà attiva e funzionante in 24 ore, non ha bisogno di registrarsi alla Camera di Commercio.

Se vuoi operare nel commercio dovrai svolgere qualche pratica in più e ci vorrà di conseguenza un po’ più di tempo per poter iniziare a lavorare. Anche l’inquadramento fiscale e contributivo è diverso, ma entrambi possono assoggettarsi al regime agevolato (che vedremo più avanti). 

Come aprire la partita IVA?

Vediamo adesso uno dopo l’altro, tutti i passi per aprire una partita IVA per vendere online.

  1. Individua il codice ATECO per l’e-commerce

Il codice ATECO classifica le attività economiche sulla base di una suddivisione in categorie adottata dall’Istituto Nazionale di Statistica italiano. Nel caso dell’e-commerce il codice sarà 47.91.10 che corrisponde alla seguente attività: “Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato via Internet”.

homepage codice ateco
Fonte: Codice ATECO
  1. Registra l’attività alla Camera di Commercio

Essendo un’attività commerciale, quindi un’azienda, bisogna costituire quella che tecnicamente si chiama ditta individuale e registrarla presso il Registro delle Imprese della Camera di Commercio

  1. Compila la dichiarazione SCIA

Lo SCIA è una comunicazione certificata di inizio attività che deve essere inviata allo Sportello Unico Attività produttive (SUAP) del proprio comune.

  1. Iscriviti all’INPS 

Tutti i titolari di un impresa che operano nel settore nel commercio (incluso quello elettronico) devono iscriversi alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS.

Scegli il regime

In concomitanza con tutto ciò che abbiamo appena illustrato dovrai anche scegliere il regime fiscale e il profilo contributivo. Il regime fiscale è un insieme di regole e obblighi che chi ha partita IVA deve rispettare per essere in regola con il fisco e con la legge. In Italia ne esistono 3: forfettario, ordinario e semplificato. 

Regime forfettario

Il regime fiscale forfettario permette alle nuove attività di avere una tassazione ridotta del 5% per i primi 5 anni per poi aumentare al 15% dopo questo periodo di tempo. Questa tassazione sarà applicata solo a una parte dei tuoi ricavi, sulla base del reddito imponibile che viene calcolato in modo forfettario a seconda del coefficiente di redditività. Nel caso dell’e-commerce il coefficiente di redditività è pari al 40%. 

Non tutti i contribuenti possono accedere però al regime fiscale agevolato, in quanto bisogna rispettare dei requisiti ben precisi. Vediamoli brevemente qui di seguito. 

Requisiti di accesso al regime forfettario

  1. Innanzitutto devi rientrare nella soglia dei ricavi, cioè non devi superare 65.000 € durante l’anno precedente all’apertura della partita IVA.
  1. Se invece parallelamente a un’attività di e-commerce hai un lavoro primario, la tua Ral (retribuzione annua lorda) deve essere inferiore a 30.000 €. Questo vale non solo per il lavoro subordinato ma anche per le pensioni e per i redditi assimilati.
  1. Devi essere residente in Italia o in Unione Europea e avere la maggior parte dei proventi (più del 65%) provenienti dall’Italia.

Regime ordinario

Il regime ordinario prevede una tassazione minima del 23% che aumenta a scaglioni di reddito fino al 43%. Dovranno optare per questo regime tutte le società di persone e le ditte individuali che nell’anno precedente hanno conseguito ricavi superiori a:

  • 400.000 €, per le attività di prestazione di servizi
  • 700.000 € per le altre attività

Con questo regime è possibile “scaricare” le spese documentate legate alla propria professione il cui importo non sarà sottoposto a tassazione. 

Regime semplifcato

Nel mezzo abbiamo il regime semplificato nel quale rientrano tutte quelle attività che non hanno superato il limite massimo di ricavi di 400.000 e 700.000 euro. 

Quanto tempo occorre per aprire la partita IVA?

Il numero di partita IVA viene rilasciato in circa 24 ore tramite i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate. Tuttavia, se vuoi operare nel commercio devi costituire la cosiddetta ditta individuale e registrarla alla Camera di Commercio. Questo ulteiriore step richiede circa 20 giorni, se non un mese.

Quindi, quando arriva il numero di partita IVA tecnicamente non puoi ancora vendere, ma dovrai attendere l’invio della Visura camerale, un documento informativo ufficiale con tutti i dettagli della tua impresa che attesta l’iscrizione della partita IVA e la costituzione della ditta presso il Registro delle Imprese. Una volta ricevuta, sarai abilitato alla vendita e dovrai riportare obbligatoriamente il numero di partita in calce al sito. 

Quanto costa aprire una partita IVA?

L’apertura della partita IVA di per sé è gratuita se sei un libero professionista. Se ti rivolgi a un commercialista, dovrai pagare solo la parcella che si aggira intorno ai 200 €.

due persone al computer facendo calcoli
Fonte: Pexels

La costituzione della ditta individuale, invece, funziona diversamente perché la pratica da presentare è più complessa e il sistema telematico è poco funzionale. Se ti rivolgi a un commercialista la parcella può anche arrivare a 600/800 € ai quali devi aggiungere i costi generali per qualsiasi pratica burocratica di questo tipo (marche da bollo e oneri vari) che si aggirano intorno ai 100 euro.

Altri adempimenti

Comunica residenza e domicilio

Durante lo svolgimento delle pratiche dovrai rendicontare alla Camera di Commercio dove svolgi la tua attività anche se non hai un negozio fisico o un ufficio. Infatti, è sufficiente indicare i dati catastali dell’immobile in cui hai la residenza anagrafica, non importa che sia di tua proprietà o in locazione. 

Quindi, non devi avere per forza un ufficio o un magazzino per gestire un e-commerce, ma potrai comodamente farlo dalla tua abitazione, l’importante è trasmettere i dati catastali dell’immobile per una questione di trasparenza e di controllo. 

A prescindere dal regime fiscale, devi avere sia la residenza fiscale sia quella anagrafica in Italia. “Residenza fiscale” vuol dire che trascorri più di 183 giorni l’anno su suolo italiano; l’anagrafica si riferisce al luogo in cui risiedi abitualmente e che hai indicato al tuo comune. Puoi avere la residenza anagrafica in Unione Europea, ma devi avere quella fiscale in Italia.

donna al computer
Fonte: Unsplash

Altri due adempimenti importanti di cui bisogna occuparsi prima di iniziare a vendere sono l’apertura di una PEC e l’iscrizione al VIES. 

Crea una PEC

La PEC è un sistema di posta elettronica certificata che consente di inviare e-mail con valore legale e rappresenta il domicilio elettronico attraverso cui gli enti dialogano con tutti i contribuenti che fanno attività di commercio. 

Come aprire la PEC

Creare una PEC è molto semplice, basta scegliere un’azienda che offre questo servizio come Legalmail, Aruba, Poste Italiane, ecc. Qualunque tu scelga, la procedura è uguale per tutti i gestori: dovrai solo creare un account e aggiungere i tuoi dati, tra cui il codice fiscale, sottoscrivere un contratto e nel giro di 24 ore fare il riconoscimento online della tua identità.

pagina web aruba per aprire una pec
Fonte: Aruba

Dopodiché il provider del servizio ti fornirà un indirizzo e la tua PEC sarà attiva. Dopo l’apertura, il tuo commercialista dovrà comunicare l’indirizzo alla Camera di Commercio. 

Un altro requisito importante è l’iscrizione al VIES, vediamo cos’è e come farla.

Includi la tua azienda nell’archivio VIES

Il VIES è un registro che serve a gestire operazioni intracomunitarie senza applicare l’IVA e a tracciare tutte le operazioni effettuate all’interno della Comunità Europea. Quindi, se hai intenzione di effettuare operazioni di compravendita all’interno dei Paesi UE, devi aprire una p. IVA comunitaria (che ottieni appunto con l’iscrizione al suddetto registro) prima di iniziare a vendere, in modo da non avere problemi nella gestione dell’aliquota durante gli adempimenti annuali. 

Alcuni professionisti effettuano l’iscrizione contemporaneameamente all’apertura della p. IVA, a prescindere dall’attività, quindi includono nel prezzo anche la trasmissione al registro in questione. Altri lo parcellano extra e ha un costo che si aggira tra gli 80 e 100 €. 

L’iscrizione al VIES è davvero immediata, basta un semplice clic, pertanto il nostro consiglio è di ricordare al commercialista di effettuarla durante l’apertura della partita IVA così da non doverla pagare a parte.

È possibile aprire un e-commerce senza partita IVA?

No, non è possibile, anzi hai assolutamente bisogno di inquadrare la tua attività dal punto di vista fiscale e previdenziale. Questo perché per il TUIR (il Testo Unico delle Imposte sui Redditi) i profitti che derivano dallo svolgimento di un attività di e-commerce sono considerati redditi d’impresa, ovvero entrate che provengono dall’esercizio di imprese commerciali, e pertanto devono essere sottoposte a tassazione. 

Questo vale anche se non possiedi la merce e vendi tramite dropshipping. L’unica differenza sarà il codice ATECO.

Erroneamente si crede che è possibile aprire un e-commerce senza partita IVA se non si raggiunge la soglia di 5.000 € in guadagni, ma in realtà questo limite vale solo per le prestazioni occasionali. La vendita online tramite un e-commerce (o anche su un marketplace) è considerata a tutti gli effetti un’attività commerciale abituale e continuativa, non occasionale, quindi questo importo massimo non vale. 

L’unico modo per vendere online senza partita è attraverso i Temporary shop. Si tratta di negozi online che possono essere gestiti per un massimo di 30 giorni in un anno e per cui non è necessario disporre di partita IVA. 

Partita IVA dropshipping: è necessaria?

Il dropshipping è semplicemente un’altro modello di vendita online. Anche se vendi prodotti al dettaglio tramite un fornitore che si occupa dello stoccaggio e della spedizione della merce al compratore finale, stai praticando a tutti gli effetti un’attività economica che, se svolta professionalmente e con continuità, deve rispettare tutti gli adempimenti fiscali previsti dalla legge.

Quindi la risposta è sì, se vuoi vendere in dropshipping è necessario avere una partita IVA. Come abbiamo accennato prima, ciò che cambia è solo il codice ATECO, che sarà 73.11.02, (“Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari”) in quanto gestisci la vendita tramite un intermediario, non personalmente come faresti con un modello di vendita tradizionale. Tuttavia, a prescindere da questo, devi attenerti alle stesse disposizioni previste per il commercio. 

Compatibilità tra partita IVA da libero professionista e ditta individuale

Se sei un libero professionista puoi vendere prodotti online con la partita IVA che hai già o devi aprirne un’altra? 

Ni. Per prima cosa dovresti verificare se il tuo albo è compatibile. Facciamo un esempio: se sei un avvocato devi verificare che l’albo degli avvocati sia compatibile con l’attività commerciale, solo così potrai vendere con la stessa partita IVA. 

In caso affermativo, dovrai abbinare alla partita IVA un codice Ateco del Commercio, registrare in Camera di Commercio l’Ateco dedicato e poi pagare una previdenza ulteriore, quindi non solo la Cassa Forense per le attività professionali, ma anche l’INPS per poter vendere online. 

Se invece il tuo albo non è compatibile, puoi soltanto aprire una società parallela e non potrai usare la tua partita IVA personale.

Adesso è il tuo turno!

In questo articolo abbiamo illustrato come funziona la parttita IVA per vendere online ma per assicurarti di essere in regola con lo Stato è sempre meglio consultare un commercialista.  

Ovviamente le consulenze hanno un costo, ma è l’unica maniera per evitare eventuali sanzioni che potrebbero costarti molto più di una semplice consulta con uno specialista fiscale.

Se hai ancora dei dubbi, non esitare a lasciare un commento e saremo lieti di aiutarti. Se invece hai già una partita IVA e vendi i tuoi prodotti online, raccontaci la tua esperienza!

Leggi anche: Normativa e-commerce: aspetti legali da conoscere e gestire

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Da Alessandra Leone il 7 set 2022

Alessandra Leone

Da sempre amante dei libri e del formato cartaceo, Alessandra ha successivamente sviluppato un forte interesse per il marketing e il mondo digitale. Con un background universitario in lingue, letterature e traduzione, attualmente coltiva la sua passione per la comunicazione e la linguistica dedicandosi alla creazione di contenuti web.

Da sempre amante dei libri e del formato cartaceo, Alessandra ha successivamente sviluppato un forte interesse per il marketing e il mondo digitale. Con un background universitario in lingue, letterature e traduzione, attualmente coltiva la sua passione per la comunicazione e la linguistica dedicandosi alla creazione di contenuti web.

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Scritto da: Alessandra Leone

12 min di lettura 7 set 2022

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